Una città dove vivere un’esperienza di bellezza ma anche di armonia, che significa un rapporto positivo con i residenti, assaporare la vita quotidiana dei vari quartieri, entrare nei negozi per scoprire le tipicità di un territorio e non i grandi marchi internazionali. Questo è l’obiettivo che deve proporsi Firenze se vuole evitare di subire il turismo anziché sfruttarne le enormi potenzialità, evitare di trasformarsi in un parco divertimenti a tema da cui inevitabilmente i residenti fuggono e che attrae soprattutto i turisti mordi e fuggi che non lasciano niente sul territorio. In questo senso l’offerta non può limitarsi a piazze e musei, come dimostra il fatto che ci sono città al mondo apprezzate più per l’atmosfera che vi si respira che non per la loro offerta artistica. Ci vuole un progetto di città per favorire la permanenza, in cui tutto si tiene: l’accessibilità, i servizi, gli eventi, la presenza di un tessuto commerciale e artigianale forte capace di caratterizzare le nostre strade, come accade con i negozi storici, che purtroppo però spesso stentano a sopravvivere combattendo una battaglia sulla qualità. Battaglia in cui regolarmente qualcuno finisce per soccombere, come si legge sulle pagine dei giornali.

Il Comune ha creato un sistema di agevolazioni a chi si iscrive all’albo delle attività storiche, ma di fatto molti esercizi ne rimangono esclusi. Chiediamo di più e con l’amministrazione comunale il dialogo è costante, abbiamo già condiviso questa nostra richiesta. Siamo pronti come sempre al confronto e Palazzo Vecchio ci ha prospettato un piano di promozione che siamo in attesa di vedere ma che si sembra rispondere alle reali esigenze delle attività. Vogliamo che le botteghe storiche siano considerate a pieno titolo parte di un sistema turistico che va al di là delle sole attività ricettive. Un elemento in grado di accrescere la qualità dell’offerta.